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Aneddoti

Alcuni aneddoti e racconti autobiografici sul mio percorso di studi musicali

Quella volta che mi innamorai del pianoforte, quando iniziai realmente pianoforte e i primi studi in conservatorio

 

Avevo pochi anni, quando un giorno andai a casa dei miei zii.

Entrai in una stanza poco utilizzata, in fondo alla casa, quando vidi questo mobile marrone con dei tasti bianchi e neri.

Chiesi a mia madre se potevo sedermi su quello sgabello, posto dinnanzi come un invito a sedersi, per provare a suonare qualche tasto, lo feci, ed era la prima volta nella mia vita che suonai un pianoforte; pochi tasti suonati dopo, rivolsi il mio sguardo a mia madre e le dissi con fermezza "voglio suonare il pianoforte". 

Si è trattato di amore a prima vista, e per la prima volta sentii di voler qualcosa ardentemente, avevo pochi anni, andavo ai primi anni delle elementari, ma ricordo vivamente quel momento;​ non vi è stata nessuna influenza esterna, e nessuno che mi abbia invitato a suonare, piuttosto è stata una forza attrattiva che mi ha subito incantato e obbligato ad avvicinarmi.

Da allora chiesi con insistenza per vario tempo di voler imparare a suonare il pianoforte, ma purtroppo non ottenni risultati e la mia richiesta venne più volte fraintesa per un capriccio puerile.

 

Da piccolissimo, ancora prima di aver visto un pianoforte, vedevo le palline di Natale con sopra raffigurate delle note musicali su un pentagramma, ed ero convinto fosse un linguaggio che da adulto avrei appreso ed ero convinto che chiunque, fra gli adulti fosse in grado di leggerle, e avrei dovuto solo aspettare il mio momento, ma mai avrei pensato fosse un linguaggio per pochi e che mi avrebbe travolto così.

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Nel  corso degli anni, ogni tanto la mi richiesta riemergeva, e tutte le volte che intravedevo un pianoforte, da allora provai sempre una grande attrazione.

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Solo verso la fine delle medie il mio sogno si avverò.

Ero con un mio amico di infanzia e provai varie cose fra cui arti marziali, calcio, e alla fine tennis insieme a lui, quando dopo aver lasciato anche quest'ultimo, sua madre disse che data la mia persona, per me sarebbe stata ideale un attività più intellettuale, e propose di farmi fare delle lezioni private di pianoforte da una sua amica  (Pratelli). 

Per me fu come una proposta sconvolgente che riacese il fuoco,  e quell'occasione fu per me stravolgente e non pensai ad altro per il resto dei giorni, attendendo con tanta emozione quella prima lezione e chiedendo sempre informazioni a riguardo.

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Durante il corso di studi privati dopo pochi mesi raggiunsi le abilità di alunni che studiavano da tanto tempo, tanto che l'insegnante privata, dopo un anno, mi disse con grande onestà che lei non aveva più niente da insegnarmi e che dovevo passare con qualcuno più avanzato. Fu così che mi introdusse nel mondo del Conservatorio, presentandomi a degli insegnanti come un mezzo genio. 

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Date le abilità un insegnate di conservatorio sua amica (Adamo) mi diede delle lezioni private gratuite, data la mia passione per la musica e la sua voglia di aiutarmi, e mi preparò per gli esami di ammissione.

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I primi anni in conservatorio, in poco tempo, continuai ad apprendere velocemente e raggiungere miei colleghi che suonavano da molti più anni prima, io avevo circa 14 / 15 anni e studiavo da pochissimo quando entrai in conservatorio, mentre la maggior parte delle persone aveva iniziato a 6 anni circa, dunque mi sono sentito sempre in ritardo ed in difetto, ma per fortuna raggiunsi tutti e li superai in padronanza dello strumento in pochissimo tempo suonando agli esami brani poco suonati in quanto fra i più difficili fra quelli selezionabili, tant'è che non riuscivo a capire come mai fossero tutti ancora così indietro come abilità musicali e tecniche, eccetto pochi.

Successivamente anche nel corso degli studi la mia prima insegnante andò in pensione (Panzica) e anche lei mi presentò ad altri insegnanti parlando di me come se fossi un genio. I quegli anni feci anche un salto di qualche anno, e gli anni di conservatorio da 10 standard divennero per me 5 o 6. 

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Un mio collega, che era più avanti di me come anni (ottavo anno) disse che mi sognava la notte mentre suonavo quei brani difficili che portavo a lezione ed ero un incubo per lui.

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Successivamente passai col maestro Sottile, dal quinto anno e con lui giunsi fino al diploma accademico di conservatorio (ora equiparato a laurea).

All'ottavo anno, il più difficile di tutti dove molti abbandonano per via della difficoltà del programma da sostenere e la lunghezza delle prove, in esclusiva per me (ed un altro eccellente allievo) per distinguermi dagli altri, mi si diede per un esame di compimento medio (appunto l'ottavo) la menzione d'onore (a titolo simbolico).

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 Quella volta che suonai l' "Andante spianato e grande polacca brillante op. 22" per pianoforte e orchestra durante il liceo

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Era il 2014, studiavo al liceo musicale Regina Margherita di Palermo quando mi proposero la prima delle più significative esperienze musicali personali.

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L'iscrizione a questo liceo fu particolarmente emozionante per me. Ricordo ancora chiaramente quei giorni, quando uscito dalle scuole medie ero, come tanti, alla ricerca di un liceo che fosse il più adatto possibile a me e che avesse senso in rapporto a quelle che erano le mie aspirazioni future; mi immaginavo nei principali licei che tutti sceglievano, ovvero il classico o lo scientifico; ma sentivo che volevo qualcosa di più convolgente. Allora non esisteva un ordinamento liceale prorpiamente musicale ed era in corso una riforma che avrebbe data alla luce la nascita dei primi di essi. In quei pochi mesi di attesa, prima che si ufficializzasse tutto, ero in continua ricerca di notizie su internet o qualsiasi altra fonte informativa riguardo gli aggiornamenti di tal riforma. Proprio poco prima delle varie scandenze di iscrizione ai pecorsi superiori, avvenne la riforma. Lo vidi come un ulteriore segno, la nascita di un liceo musicale, ed io ne sarei stato pionere e lanciato in questo perscoso ancora sconosciuto a tutti. Quegli anni furono molto particolari, in quanto mi sentii in una vetrina dove venivamo esposti come nuova istituzione e sentivamo il peso di far parte di questo nuovo ordinamento come primi. Per me era un sogno poter far parte di una scuola che oltre  a qualsiasi altra materia curriculare presente nei più tradizionali dei licei, presentasse anche lezioni e diversi laboratori pomeridiani di musica. Allora non frequentavo il conservatorio (vi sarei entrato un anno più tardi) e avevo iniziato a suonare il pianoforte da poco più di un anno. Gli open day nel teatro del liceo mi apparvero ancora più magici, rispetto a chi già era inserito in un ambiente musicale da tanti anni, in particolar modo rispetto ragazzi con famiglia di musicisti) ed ero assetato di stare il più possibile a contatto con la musica.​​

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​​Durante questo percorso, spiccai fra gli allievi e mi fu proposto da alcuni insegnanti di eseguire L'"Andante spianato e Grande Polacca brillante op. 22" di Chopin con l'orchestra del liceo, la quale era formata da insegnanti, alcuni esterni e i migliori esecutori che frequentavano allora il liceo che per quel periodo era formato da allievi di livello già avanzato e con molti in prossimità della fine degli studi in conservatorio.

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L'esecuzione avvenne nella sala grande del teatro Biondo di Palermo e l'esecuzione con l'orchestra era un evento molto raro, in qunto era più consueto suonare la versione per solo pianoforte. Gli insegnanti organizzatori di allora dissero che era la prima volta che si eseguiva con l'orchestra a Palermo (almeno in tempi recenti) e ciò diede maggior importanza a quell'evento.

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Serbo con grande emozione tutt'ora quel momento. Io col mio pianoforte e l'orchestra formata da miei amici e professori che mi stimavano, il teatro colmo di gente, e il misto di calma e ansia che si prova difronte a tali eventi.

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Di seguito un video di quel ricordo a me molto caro e simbolico. 

Quella volta che durante una masterclass di pianoforte ho spiegato al Maestro come fare un passaggio

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Quel giorno dovevo partecipare alla masterclass del Maestro Paolo Restani, grande interprete di Liszt nonché uno dei maggiori interpreti e grande virtuoso del pianoforte.

In quel periodo stavo preparando il Mephisto Walter (n.1) di Liszt, riconosciuto come uno dei brani più virtuosistici fra quelli del compositore.

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Durante la prima giornata del corso di perfezionamento indetto dal conservatorio di Palermo, suonai per la prima vita il Mephisto Walzer durante le lezioni ed il Maestro Restani esclamò alla mia esecuzione virtuosistica e priva di errori o note sporcate, specialmente nel passaggio di salti di ottave (che mette in difficoltà i più grandi pianisti, per via della scrittura spericolata) "Che figata pazzesca!", ricordo ancora quelle giornate e questa esclamazione bizzarra da parte di un grande maestro, il quale risultava anche una sorta di parodia di genio e sregolatezza sulle stesse orme di Liszt.

Durante il corso, vi era un altro ragazzo che portava il mio stesso brano, tuttavia con grandi difficoltà di realizzazione e un risultato molto al di sotto della mediocrità, e per giunta neanche a dirlo,  la parte delle ottave in salto non gli veniva per niente.

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Fu così che durante l'ultima giornata della masterclass, una volta salutato il maestro Restani ed uscito dal conservatorio per dirigermi verso la fermata dell' Autobus in via Roma,i Giuse una chiamata da parte di un insegnante del conservatorio (De Gregori), la quale mi disse che il maestro Restano chiedeva di me e mi cercava e se mi fosse possibile di ritornare nella sala concerto del conservatorio.

Una volta arrivato, il maestro mi chiese come facessi a non sbagliare una nota nei passaggi più difficili del Mephisto Walzer die Liszt.

Io spiegai cosa pensavo durante l'esecuzione e feci vedere come eseguivo il brano, anche lentamente, affinché potesse capire quali fossero i miei segreti esecutivi. Alla fine li comprese e così li applicò durante la lezione con l'altro ragazzo che non riusciva ad eseguire il brano.

 

​Fu così che un grande maestro ed esperto di Liszt, apprese da me, studente di conservatorio, come eseguire uno dei passaggi più difficili  della letteratura pianistica.

 

Questo ricordo lo conservo con affetto dentro me, quando mi sento scoraggiato o non all'altezza.

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Quella volta che improvvisai nel teatro del liceo durante un seminario

IN FASE DI SCRITTURA

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